Il rapporto tra Italia e Brasile nel campo del caffè è davvero di lunga data. Agli inizi del ‘900 gli italiani bevevano quasi esclusivamente caffè brasiliani. Ancora oggi il legame tra i due paesi è strettissimo: nel 2019 l’Italia con 10 milioni di sacchi è stato il terzo paese compratore al mondo di caffè brasiliani dopo gli Stati Uniti (21 milioni) e la Germania (12 milioni). Al di là dei rapporti commerciali c’è anche da considerare che tra il 1880 e il 1930 ben 1,5 milioni di italiani emigrarono in Brasile e oggi c’è quindi un legame affettivo molto forte tra i due paesi.
Il caffè brasiliano ha sicuramente influenzato in modo determinante la cultura dell’espresso italiano. E’ alla base di quasi la totalità delle miscele prodotte in Italia. La tostatura piena di questo caffè supporta il colore della crema dell’espresso che tende così al nocciola. Inoltre, è davvero rilevante nell’ottenere il corpo rotondo caratteristico della tradizione italiana. Da ultimo ha un ruolo fondamentale nel conferire alla tazza note tostate e cioccolatate.
Il mercato del caffè italiano rimane fortemente legato al concetto di miscela. Quindi una singola origine da sola non riesce mai a raggiungere la complessità desiderata dal cliente italiano. Eppure, il caffè brasiliano, essendo così presente nella cultura italiana, al momento è forse l’unico che il cliente italiano potrebbe bere in purezza senza sentire la mancanza della miscela.
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